venerdì 18 dicembre 2015

Come scegliere la piccozza?

Oramai ci siamo quasi, la neve inizia ad essere presente più o meno su tutte le montagne della nostra penisola.
Questo non ci fermerà dall'andare in montagna e raggiungere le nostre amate vette! Però logicamente l'attrezzatura farà la differenza, soprattutto nella sicurezza!

Spesso, purtroppo, si legge di persone che rischiano la propria vita durante questo periodo perchè sprovvisti di adeguata attrezzatura tecnica. Per questo motivo oggi la mia guida parlerà di uno degli attrezzi fondamentali per frequentare la montagna durante il periodo invernale, dove neve e ghiaccio sono sempre presenti: la piccozza.


Questo strumento ha origini lontanissime ed è frutto dello sviluppo e dell'intreccio tra il classico bastone da montagna e l'ascia che veniva usata per tagliare gradini nel ghiaccio. Con la ricerca sempre più elevata della massima pendenza, questo strumento si è sempre più evoluto e modificato, diventando un attrezzo di vitale importanza per gli alpinisti.

Quale modello?

Non vorrei sembrare ripetitivo, ma la prima cosa che dobbiamo chiederci prima di scegliere una piccozza (cosi come bisognerebbe farlo per qualsiasi attrezzatura: scarponi, zaino, ramponi, ecc) è chiedersi e capire quale sarà il nostro utilizzo.
Purtroppo spesso e volentieri siamo spinti a pensare che il prodotto più costoso e tecnico è il prodotto giusto per noi. Mi dispiace dirvi che questo è il ragionamento più sbagliato al mondo.
Cosi come per gli scarponi da montagna, anche le piccozze presentano vari modelli: ognuna con le sue caratteristiche e tipologie di utilizzo.

A grandi linee possiamo distinguere tre grandi famiglie in cui raggruppare le varie tipologie:

  • Piccozze classiche: sono attrezzi impiegati per un alpinismo classico di media difficoltà con pendenze medio-alto ma assolutamente non verticali;
  • Piccozze tecniche: fanno parte di questa famiglia le piccozze utilizzate per pendenze verticali o cascate di ghiaccio. Sono facilmente riconoscibili dalla loro forma ricurva;

 


  • Piccozze polivalenti: possiamo far rientrare in questa famiglia tutte quelle piccozze che offrono un grado di tecnicità medio; anche se non raggiungono il massimo grado di tecnicità permettono di avere un ampio raggio di azione;









Dopo aver capito le varie tipologie di piccozze, cerchiamo meglio di capire come si utilizzano e in quali situazioni.

Piccozze Classiche

come abbiamo già detto, le piccozze classiche vengono utilizzatte per la progressione su ghiacciaio e pendii con media-alta pendenza (non verticali). 
La picca va impugnata sempre per la testa, e tenuta a monte quando saliamo.
Di seguito trovate delle immagine che riassumono alcune tecniche di salita e discesa con l'utilizzo di questa tipologia di piccozze.




Piccozze Tecniche
per quanto riguarda questa tipologia, è quella che permette la progressione su pendenze verticali o cascate di ghiaccio; ma fate attenzione! questo non significa che una picca tecnica possa andare bene per un alpinismo classico, anzi tutt'altro! Una picca tecnica risulterà scomoda e poco efficace per una progressione alpinistica classica o con pendenze medie.
La moderna tecnica di salita con l'utilizzo di questa tipologia, prevede l'utilizzo di due piccozze (una per mano) e viene chiamata "piolet traction". Queste tipologie di piccozze prevedono soluzioni differenti per becca, manico, impugnatura; ognuna di queste differenti soluzioni consente la salita su differenti terreni, fino ad arrivare alla soluzione dry-tooling che consente la progressione su pareti di misto ghiaccio-roccia. 
Anche per questa tipologia vi riporto un'immagine esemplificativa della progressione con picca tecnica.

Dopo questa parte iniziale della guida, dobbiamo ora passare alla parte (forse più noiosa) dedicata alle norme di certificazione della piccozza. Tale parte è molto importante perchè ci permette di riuscire a capire la grande differenza che c'è tra una piccozza di tipo T o di tipo B.

Non molti sanno che le piccozze oltre che ad essere usate come mezzo di progressione, possono anche essere utilizzate come attrezzi ai quali appendersi o con i quali allestire punti di assicurazione durante una scalata.
Solitamente gli strumenti di alpinismo, come piccozze, moschettoni, corde, imbraghi) sono sottoposti a tre tipi di certificazioni:
  • CE: solitamente insieme al simbolo che significa "comunità europea" (quindi l'oggetto è idoneo alle line guida stabilità dalla comunità europea) è presente anche un numero che identifica l'ente certificatore. Tale marchio certifica che il prodotto è idoneo e conforme alle norme CE.
  • EN: certifica che il prodotto è stato sottoposto ai criteri previsti dalla norma europea. Difatti insieme al simbolo "EN" viene sempre riportato il numero di riferimento alla norma. Per esempio per le piccozze la norma di riferimento che stabilisce i carichi ai quali la piccozza è sottoposta è la norma EN 13089;
  • UIAA: per l'attrezzatura da alpinismo spesso viene anche usata questa regolamentazione/certificazione (regole decise dall'unione internazionale delle associazione di alpinismo). La norma di riferimento per le piccozze è la UIAA 152. Logicamente ad oggi le norme CE e UIAA sono molto simili e spesso e volentieri la presenza della norma CE e EN comporta quasi sempre anche la certificazione UIAA;
Dopo questa spiegazione, torniamo a quella che è la norma principale di riferimento che stabilisce i carichi alla quali la piccozza è sottoposta: EN 13089. 
Proprio grazie a tale norma si stabiliscono alcuni criteri, soprattutto quelli che fanno la differenza tra una picca di Tipo T e una di Tipo B.
Ma quali sono i punti che determinano questa differenza?
  • la resistenza del manico venga misura applicando un carico a metà della sua lunghezza, con la picca disposta orizzontalmente e sospesa mediante due appoggi distanti 25 cm dal centro;
  • il manico certificato di tipo T deve resistere ad un carico di 3,5 Kn (cioè circa 350 Kg);
  • il manico certificato di tipo B deve resistere ad un carico di 2,5 Kn (cioè circa 250 Kg);


Anche la becca viene sottoposta a controlli di resistenza e flessione e può anch'essa essere classificata di Tipo T o di Tipo B.
Non è comunque difficile trovare piccozze con un manico di Tipo T e una becca di Tipo B. 
Non dobbiamo comunque farci confondere: una picca di tipo T non significa che sia una piccozza tecnica; possiamo difatti trovare molte picche con manico e becca di Tipo T ma destinate comunque a un alpinismo classico.

Nonostante l'evoluzione nei materiali ha sempre più allungato la vita dell'attrezzatura è sempre bene fare un'accurata manutenzione prima e al termine della stagione. Un consiglio che sento di dare è quello di pulire e soprattutto asciugare (ricordiamoci sempre che parliamo di attrezzatura in "ferro") la piccozza sempre, prima di riporla al suo posto. Questo preserverà la picca da eventuale formazione di ruggine. Inoltre se ritenete opportuno dover riaffilare la becca della vostra piccozza fatelo utilizzando una lima manuale e non frese o mole rotanti.

Prima di concludere questa guida credo sia d'obbligo scrivere che la pratica dell'alpinismo presenta dei rischi che possono portare alla morte. La scelta ottimale dell'attrezzatura, l'ottimo stato, il sapere utilizzare l'attrezzatura e soprattutto la conoscenza della tecnica di progressione, uso e misure precauzionali può abbassare notevolmente i rischi. Per questo vi consiglio prima di tutto di farvi consigliare da un esperto, che vi mostrerà tutti i dettagli tecnici per ogni modello e vi consiglierà quello più adatto al vostro utilizzo. Inoltre il mio consiglio personale è quello di partecipare ad un corso dove vi verranno spiegate tutte le tecniche di progressione con l'uso di tale attrezzatura; se comunque non avete o volete partecipare ad un corso cercate di andare con qualcuno esperto che possa mostrarvi quantomeno come muovere i vostri primi passi.

 

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